La visita a Roccaporena in occasione della “festa delle rose e delle rite” (22 giugno) può essere l’occasione per scoprire il paesaggio naturalistico, ai più sconosciuto, della Valle del Corno e del Tissino viaggiando lungo un itinerario che parte da Roccaporena tocca il borgo medievale di Monteleone di Spoleto per giungere fino a Poggiodomo e quindi a Cerreto di Spoleto. Roccaporena, sede di un antichissimo insediamento come testimoniato dai ritrovamenti archeologici scoperti nell’area, giace in un punto di passaggio obbligato tra la valle del Corno e quella del Tissino. Oggi lo scoglio di Santa Rita, l’enorme piramide rocciosa che sovrasta il paese di Roccaporena, è meta di flussi di pellegrini da tutto il mondo, particolarmente venerato è un masso oblungo sul quale la santa avrebbe lasciato le impronte dei ginocchi e dei gomiti.
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La parte inferiore della montagna, fino a Roccaporena, è notevolmente più acclive di quella superiore: fiume e fondovalle serpeggiano verso nord tra frequenti affioramenti rocciosi che incombono su prati e vecchi seminativi o terminano direttamente sulle sponde del corso d’acqua, dando luogo in molti tratti a forme di un vero e proprio canyon. Poco oltre una stretta forra, il fiume lambisce lo Scoglio Sacro di Roccaporena, piega deciso verso est e, dominato dai ripidi pendii e dalle rupi del Monte della Sassa (m 1131), raggiunge Cascia. Un piccolo arbusto relitto dell’era terziaria, l’Efedra nebrodense, cresce sulle soleggiate aree rupestri presso Roccaporena: è questa una delle poche stazioni del rarissimo vegetale che in Italia è distribuito nell’Appennino centro-meridionale, in Sicilia e in Sardegna.
Lungo il corso del Corno si sviluppa una bella fascia ripariale di Salice bianco, Ontano nero, Olmo e Nocciolo; nei piccoli prati del fondovalle svettano alti pioppi cipressini. I boschi dominanti sono costituiti da Roverella e da Carpino nero ed appaiono ora radi ora compatti, a seconda della pendenza e dell’esposizione. Sul versante destro tra Roccaporena e Cascia, esposto a settentrione, compaiono a bassa quota anche nuclei di Faggio accompagnato dal Maggiociondolo. La fauna di questo ambito è particolarmente interessante, soprattutto per la presenza di alcuni elementi tipici dei corsi d’acqua montani. Innanzitutto il Gambero di fiume, segnalato qui e ormai in poche altre zone dell’intera Valnerina. Le stesse acque frequentate dal crostaceo sono popolate dalla Trota fario, dalla Rana appenninica e dal Merlo acquaiolo; negli anni 90 era stata inoltre segnalata la Salamandrina dagli occhiali, da ritenere tuttora probabilmente presente. Molte specie di uccelli tipiche delle aree rupestri si riproducono sulle pareti calcaree: Gheppio, Rondine montana, Passero solitario, Codirosso spazzacamino e Taccola, oltre ad una coppia di Lanario, il rarissimo rapace presente in Umbria in appena una decina di siti.
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